Ogni volta che pronunciamo una parola mettiamo un accento al suo interno, ma quando dobbiamo scriverlo? Tutte le parole hanno un accento ma non sempre è obbligatorio segnalarlo graficamente, anzi nella maggior parte delle parole italiane l’accento non si segna.
In italiano esistono 2 tipi di accenti, grave (`) ed acuto (′). L’accento circonflesso è infatti un uso antiquato.
Cerchiamo di orientarci con qualche semplice regola:
- Quando A, I, O, U sono vocali finali accentate, l’accento è sempre grave; quando invece la parola accentata termina con la E l’accento è acuto se si tratta della congiunzione causale ché, sui composti di tre (ventitré) e che (perché, affinché, poiché …). Nel resto dei casi si usa solitamente l’accento grave.
- Parlando di verbi, l’accento si usa con la prima e la terza persona nel futuro semplice (indicativo) e nella terza persona singolare nel passato remoto (indicativo) di alcuni verbi, come potere o ripetere.
- Le parole tronche polisillabiche segnano graficamente l’accento, così come alcuni monosillabi di uso frequente : dì (giorno), là e lì (avverbi), sì (avverbio), tè (bevanda), già, giù e più.
In alcuni casi però, l’accento è facoltativo: se incontriamo parole uguali che hanno però significati diversi, se segnalare o meno l’accento è una nostra scelta!